Il Consiglio Pastorale

CHE COS' E'?
E' l' espressione della comunità parrocchiale che vive e cammina insieme. E' segno di comunione e collaborazione tra Sacerdoti e laici e dei laici tra di loro. E' la risposta all'invito rivolto da Papa Giovanni Paolo II ai laici: “Siete Chiesa! ... e lo dovete DIMOSTRARE anche con una aperta COMUNIONE e COLLABORAZIONE fra i vostri diversi carismi, le diverse forme di apostolato e di servizio, promuovendo la vostra integrazione nelle Chiese Particolari e nelle comunità parrocchiali, dove si riunisce e si raccoglie abitualmente la famiglia di Dio”

CHE COSA FA?
Promuove, sostiene, coordina, verifica tutta l'attività pastorale della parrocchia, al fine di suscitare la partecipazione attiva delle sue varie componenti nell'unica missione della Chiesa: evangelizzare,santificare e servire l'uomo nella carità. Ha carattere consultivo: è chiamato a porsi in ascolto del Signore che guida la sua Chiesa, a leggere i segni dei tempi alla luce della fede.
Fa costantemente riferimento ai principi Dottrinali e pastorali espressi dalla Chiesa universale e dalla Conferenza Episcopale Italiana, nell'osservanza delle norme dettate dal Diritto Canonico e delle disposizioni e indicazioni del Vescovo Diocesano. Ha carattere rappresentativo. Esso esprime l'intera comunità parrocchiale. Ciascun membro, anche rappresentante di particolari realtà Ecclesiali, è chiamato a guardare alla vita della comunità nel suo insieme; così ogni soggetto particolare diventa un dono per l'edificazione dell'unica comunità.

DA CHI E' FORMATO ?
E' formato da cristiani che sono chiamati a vivere l'esperienza di fede e comunione ecclesiale nella collaborazione e nel servizio. Assieme ai membri di diritto: Parroco, vicario parrocchiale, rappresentante dei religiosi, presidente parrocchiale di Azione Cattolica, eventuali diaconi, ne fanno parte membri eletti dalla comunità, e membri cooptati (qualora non fossero già stati eletti dalla comunità) cioè i rappresentanti dei Gruppi Parrocchiali eletti dai componenti dei gruppi stessi.

Verbale del ritiro del Consiglio Pastorale Parrocchiale

9 settembre 2018

Sono presenti: il parroco Padre Antonio M. Proietto, presidente; Padre Lorenzo Gasparro, vice-parroco; Massimiliano Roca, diacono; Maria Rosaria Ruggio, segretaria; Amleto Iandolo, Andrea Maffei, Angelo La Rosa, Barbara Tomasetta, Cinzia Del Gaudio, Francesca De Marco, Francesco Zuzzolo, Ivana Schettino, Jessica Tomasetta, Leopoldo Celotti, Lia Imbimbo, Lina Gubitosa, Lina Matarazzo, Olimpia Rusolo, Rino Capone, Tina Ruocco, Vittorio Penza.

Assenti giustificati

Angela De Marco, Chiara Matarazzo, Manfredo Losco, Francesca Iandolo, Mirko Borriello, Mario Pericolo, Raffaele D’Agostino, Sergio Bergamino, Enrico De Marco.

Il ritiro inizia con la preghiera (vedi allegato n.1) alle ore 09.50.  

Il presidente P. Antonio M. Proietto legge la relazione (vedi allegato n.2).

Il CPP si divide in due gruppi di studio. Nel primo gruppo moderato da Vittorio Penza ci sono: Francesco Zuzzolo, Ivana Schettino, Leopoldo Celotti, Lia Imbimbo, Lina Gubitosa, Lina Matarazzo, Maria Rosaria Ruggio, Rino Capone.

Nel secondo gruppo moderato da Massimiliano Roca ci sono: Amleto Iandolo, Andrea Maffei, Angelo La Rosa, Barbara Tomasetta, Cinzia Del Gaudio, Francesca De Marco, Jessica Tomasetta, Olimpia Rusolo, Tina Ruocco.

Il presidente consegna a ciascun gruppo delle domande che possono essere una pista di riflessione per i lavori in gruppo. (vedi allegato n. 3). I lavori si interrompono per la celebrazione Eucaristica alle 12.30. Alle 15.00 riprendono i lavori di gruppo e alle 15.45 c’è la condivisione.

Per il primo gruppo relaziona Vittorio Penza, il gruppo è rimasto maggiormente da tre punti:

  • continuo richiamo all'unione fra i gruppi, leit motive anche delle precedenti riunioni di apertura
  • la problematica relativa alla Caritas
  • la centralità del Cpp, quest'ultimo troppo spesso utilizzato a soli fini di “ratifica” di quanto già oggetto di decisione in altre sedi estemporanee e probabilmente meno

Si riconosce la nostra Parrocchia come luogo di esperienza significativa di Gesù Cristo; la molteplicità dei gruppi come dono; la necessita di far prevalere il bene comune. Molti sforzi sono stati fatti in questa direzione ed altri se ne dovranno fare. Per quel che concerne la Caritas si riconosce il bisogno di numero più adeguato e “formato” di volontari e l’opportunità di compiere un aiuto, oltre che economico, anche spirituale, ma si prende consapevolezza che quest’iltimo non è sempre richiesto. Per i centri di ascolto bisogna osservare che, sebbene gli stessi siano in numero limitato, il seme è stato gettato; difficile prevedere dove e come crescerà, ma l'evoluzione ci sarà.

Emergono tre proposte:

  1. insistere sull’ affettività; all'uopo bisognerebbe individuare in ogni gruppo degli elementi particolarmente portati in termini di umanità e sensibilità, al fine di provvedere anche ad una formazione di base; questa, ovviamente, non potrà essere finalizzata all’incremento dell’affettività perché' trattasi di materia che non si insegna; la formazione deve essere improntata alla maggior consapevolezza personale delle proprie doti;
  2. maggior comunicazione tra i gruppi; troppe volte ci si trova di fronte ad attività che non sappiamo chi le abbia partorite e per quale finalità; sono utili gli avvisi del parroco? No. Utile un avviso scritto magari apposto c/o l'entrata della struttura? Forse no; bisogna trovare modalità più efficienti evitando, laddove possibile, l'uso indiscriminato dei social, mezzi, questi, che invece di avvicinare, spesso allontanano chi ne fa uso. Allora, forse, la comunicazione dovrebbe passare maggiormente attraverso il contatto personale, sviluppando amicizia reale e non
  3. riteniamo la formazione permanente del CPP assolutamente necessaria e qui ci ricolleghiamo al punto 10: oltre ai momenti topici dell'anno pastorale, cui è necessario partecipare tutti (per la verità dovrebbe essere un bisogno sentito più che un dovere imposto), ben venga la Lectio, purché ovviamente la stessa non vada ad ingolfare il calendario di attività.

Per il secondo gruppo relaziona Tina Ruocco, il gruppo è rimasto maggiormente da quattro punti:

  • Eucarestia domenicale: far nascere la nostalgia di ritornare
  • Fraternità offerta a tutti
  • Corresponsabilità
  • Formazione

Comunione in parrocchia e tra i gruppi

Punti di debolezza: la mancanza di comunicazione e la non conoscenza dei gruppi.

Si propone di iniziare a strutture eventi atti a promuovere, pubblicizzare i propri talenti e ad accendere gli entusiasmi.

Se pur vero che la messa domenicale è la massima espressione dell’unione comunitaria, non occorre esagerare per usarla come strumento di promozione e manifestazione.

Si propone di organizzare delle giornate “open day” finalizzate proprio alla presentazione dei carismi e delle caratteristiche proprie di ogni gruppo. Le giornate hanno come target bambini, giovani e adulti. Il periodo ottimale sarebbe poco prima dell’avvio delle attività pastorali. Per quest’anno si propone di farlo “in ritardo” a fine ottobre ma “si inizia a conoscersi”.

Altra proposta è condividere con altre realtà tappe specifiche e fondamentali del proprio cammino.

Comunicazione

Proposta: una buona organizzazione.

Maggiore accortezza nel rispettare i tempi di pianificazione delle attività e comunicarli tempestivamente alla segreteria.

Formazione

In merito alla formazione si evidenzia la mancanza di una formazione specifica per la famiglia, sia all’interno dei gruppi ma anche in generale. Altra vera criticità è che per la maggior parte dei ragazzi che partecipano alle attività della comunità non hanno la famiglia a supporto. Occorre pensare a un modo di avviare una formazione alla famiglia parallela a quella del bambino/ragazzo. L’idea può essere anche condivisa tra gruppi e strutturata trasversalmente. Più in generale sul tema della formazione occorre meglio diversificare per target e per fascia oraria. Una proposta sarebbe quella di coinvolgere le famiglie in accordo agli orari degli incontri dei ragazzi. Su questo si sottolinea anche che i ragazzi frequentano su due turni ed è una criticità coprire due turni di formazione adulti.

Ruolo del CPP

Nel CPP occorre migliorare la comunione dei membri, la spiritualità e la formazione.

Oltre agli incontri di programmazione e verifica si propone di organizzare:

  • momenti spirituali
  • momenti di convivialità

Nuove povertà - caritas

  • famiglie separate
  • motivazioni nei giovani (pensiamo ai vari suicidi che il quartiere ha vissuto)
  • disoccupati
  • dipendenze (es. dal gioco)

La proposta è quella di strutturare un vero e proprio centro di ascolto all’interno della Caritas, atto a raccogliere anche bisogni non materiali. Di fronte a tali temi occorrono persone esperte pertanto il centro fa solo da rete per mettere in contatto il bisognoso con chi può offrire aiuto. In primis occorre creare le relazioni con chi può offrire servizi a supporto delle “nuove povertà”. La diocesi ha già qualcosa attivo sul tema e pertanto è una delle prime relazioni da instaurare. Altra “rete di aiuto” che può essere costruita è quella a supporto alle famiglie che hanno anziani, malati … In questo caso si pensa a offrire servizi quali: spesa, acquisto farmaci, supporto per una visita medica…

Penitenza – Unzione dei Malati

Prima di tutto si segnala una carenza formativa su sacramenti. Attivare formazione sui temi specifici per la penitenza si sottolinea la necessità di avere in chiesa un angolo più riservato. Il presidente distribuisce un calendario di massima che sarà riveduto dopo la stesura delle linee pastorali. Il consiglio termina alle 18.00.

  

 

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